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CHI SIAMO

 L’Associazione “AIUTO BAMBINI TERZO MONDO - ONLUS” (c.f. 91036080488) con sede legale in Montelupo F.no (FI) via della Fonte, 40  è stata fondata nel 2011 da p. Angelo Belloni e intende perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale, di assistenza sociale e socio-sanitaria e beneficenza.

 

-Il progetto “Vacche la latte per le famiglie del Guatemala” nasce nel 2005 dopo una serie di visite prolungate del sottoscritto p. Angelo Belloni  alla Missione italiana di Dolores nella regione del Guatemala - Peten – interessata pesantemente dal problema della malnutrizione e denutrizione dei bambini e dei ragazzi con conseguente fenomeno dell’alta mortalità degli stessi (Il Guatemala è il paese che oltre alla violenza diffusa ha uno dei tassi più alti di mortalità infantile a livello mondiale). Ho potuto costatare che il fenomeno nasceva spesso dalle condizioni di estrema indigenza di molte famiglie, costrette a vivere con il lavoro della sola madre in quanto il padre era anonimo o latitante o gravemente impedito o defunto. Diverse mamme sole ( Mujeres solteras) risultavano fortemente esposte a gravi minacce o scelte sbagliate come la prostituzione, il traffico di bimbi o di organi umani  fomentato da chi ha sempre sfruttato la loro condizione miserevole.

 

- Di fronte alla latitanza  ( in materia di giustizia, sanità, istruzione, servizi pubblici, ecc.) e inaffidabilità delle varie istituzioni, ho compreso che una risposta possibile da parte mia poteva essere la creazione di una associazione umanitaria  per studiare a fondo i problemi e  per elaborare e realizzare in seguito dei progetti in Guatemala. L’associazione lanciando progetti intelligenti e fattibili avrebbe poi allargato il cerchio della sensibilità attorno a tutta una serie di problemi  e messo in moto delle iniziative valide di sostegno a tutti i livelli. E’ nata così (AIBATEMO) l’ASSOCIAZIONE AIUTO BAMBINI TERZO MONDO – che ha scelto come obiettivo prioritario quello dell’acquisto, allevamento, selezione di bovini lattiferi da distribuire alle famiglie. Il finanziamento dei progetti è legato da sempre a tantissime iniziative e modalità che la legge consente senza particolari oneri.

Poiché le popolazioni locali non apprezzano e consumano come  necessario il latte fresco preferendo quello in polvere – tra l’altro fonte di gravi malattie se preparato senza le necessarie precauzioni - si trattava, attraverso una campagna capillare di sensibilizzazione in questo senso, di far loro conoscere le proprietà nutritive del latte e dei latticini come unico alimento completo. La campagna di educazione alimentare, finanziata da AIBATEMO si è svolta regolarmente a più riprese attraverso varie manifestazioni e con il coinvolgimento di tecnici italiani, di medici pediatri e delle varie comunità di suore domenicane missionarie di Roma che da più di 50 anni sono impegnate, nelle loro  strutture del posto oltre in questo sforzo educativo delle popolazioni, anche  nel soccorso dei bambini malati, denutriti, sfruttati, seviziati o abbandonati.

 

Dopo uno studio condotto con l’ausilio di tecnici italiani del settore,  che vivevano in loco, si è elaborato un progetto che prevedeva la costruzione di una stalla e l’allevamento di bestiame da latte secondo criteri avanzati di selezione della razza compatibili con la cultura del posto.  Il progetto è si è sviluppato con la costruzione della stalla, l’acquisizione dei terreni e l’acquisto delle attrezzature necessarie per l’alimentazione, insilaggio, svezzamento, fecondazione artificiale e la mungitura. Si è inoltre provveduto alla costruzione di una strada, all’allacciamento con la rete elettrica,  alla perforazione di pozzi, acquisto di 30 capi bestiame, preparazione tecnica degli allevatori, apertura di uno spaccio per la distribuzione di latte e latticini alle famiglie povere, in località Dolores nella regione del Peten, presso la missione di alcuni sacerdoti italiani miei amici. L’attività una volta raggiunta l’auto sostenibilità è stata consegnata della comunità locale con  il compito di continuarla e farla progredire ed estenderla secondo le linee di una moderna zootecnia  con le finalità umanitarie che le sono state assegnate dall’inizio.

 

- Accanto a questo e collegato con esso si è sviluppato un altro progetto per favorire le numerose famiglie che vivono nei villaggi della foresta con problemi maggiori di tutte le altre: L’ assegnazione di una vacca da latte gravida a singole famiglie per il loro fabbisogno di latte ma anche per usufruire dei benefici derivanti dalla vendita dei latticini o della carne bovina. Questo tentativo che richiede comunque la frequenza di corsi pratici di allevamento presso” la stalla scuola”, di coltivazione del foraggio  e di lavorazione del latte ha avuto un discreto successo. E’ ormai elevato il numero dei “campesinos”, comprese le “donne sole”, che hanno colto questa opportunità e si sono trasformati in piccoli allevatori elevando così il loro tenore di vita.

 

- Ma la nostra associazione consapevole di una situazione tanto difficile quanto complessa non poteva rinchiudersi in un solo progetto rischiando di penalizzare tanti altri ambiti in cui i bambini necessitano di un sostegno immediato pena la loro fine inesorabile. Abbiamo così raccolto l’appello di tante comunità religiose del luogo impegnate da decenni presso le strutture da loro create e dirette, nell’assistenza sociosanitaria, alimentare, educativa di numerosi bambini, fanciulli e ragazzi anche disabili vittime spesso delle loro stesse famiglie quando esistono. Per questo accanto all’impegno per il progetto “un bicchiere di latte” si sono ultimamente aperti altri fronti di intervento come è possibile vedere nelle schede dei singoli progetti. I progetti sono stati individuati personalmente dal sottoscritto con visita alle strutture di accoglienza di Poptun, Dolores, Sant’Elena, San Benito, ecc., offrono garanzia della serietà e professionalità negli operatori, nei mezzi, nei metodi,  e nella trasparenza dell’amministrazione, che in questo ambito deve essere assoluta.

 

Il  necessario sostegno finanziario dei progetti è legato da sempre a tantissime iniziative e modalità che la legge consente senza particolari oneri al fine di raccogliere dai paesi ricchi quel tanto di superfluo se non di “scarto”       

UNO DEI TANTI VIAGGI  IN GUATEMALA

 

Arriviamo a Guatemala capitale il 21 io, mio fratello  Alberto, mons. Franco Gimigliano, Vicario Generale della Diocesi di Cassano allo Ionio e un amico. Il signor Romeo ci accompagna con il suo micro-bus attraverso i meandri della capitale, con le sue favelas di quasi un milione di abitanti e i mastodontici lavori dell’erigendo nuovo aeroporto e  arterie stradali principali del sud, fino  ad Antigua Guatemala ( la sontuosa capitale spagnola distrutta dal terremoto del 1773) dove inizia il nostro viaggio turistico tradizionale che viene ritoccato per andare a Quetzaltenango per l’ingresso di mons. Oscar Giulio Vian nella sua nuova Arcidiocesi.

 

I bene informati sanno che in quella zona il trentennale conflitto armato ha mietuto migliaia di vittime e ancora la violenza di ritorno è palpabile. Terminato il nostro breve giro, con una sosta di due giorni a Livingston cittadina garifuna sui Caraibi erede di schiavi africani, arriviamo finalmente a Dolores il 28 sera dove ci accoglie il solo P. Giorgio in quanto P. Ottavio,  Vicario generale di una  diocesi senza vescovo,  deve necessariamente essere presente alla prima riunione della Conferenza episcopale  guatemalteca della sua vita.

 

Ci sistemiamo nella casa di accoglienza per volontari che dopo i vari incidenti di percorso è ormai perfettamente  attrezzata e facciamo un po’ di programmi. A me tocca come sempre aiutare in parrocchia e nei villaggi, a qualcun altro vengono assegnate le lezioni di italiano alla nostra Scuola superiore di ecoturismo S. Martin de Porres, qualcun altro dovrà andare con le suore nei villaggi della selva per tentare di strappare qualche bambino denutrito da morte certa, a tutti l’impegno  di mettersi in ascolto umile, attento e intelligente dei grandi problemi  che sottostanno a quelli emergenti per entrare in sintonia di mente e di cuore con questo popolo. 

 

Come sempre i nuovi sentono il contraccolpo di una vita molto più semplice ed essenziale priva dei tanti comfort e del superfluo della normalità europea. (aria condizionata, caffè, pasta asciutta, televisione,ecc).

 

Sulla mensa l’immancabile “riso”, la pasta al pomodoro, che nonostante le infinite lezioni di cucina di Luigi a doña Jesus (la cuoca) è regolarmente scotta (e che Ottavio chiama scherzosamente “il pastone” ) e il pojo (pollo) sempre buono e gradito da quelle parti. In fondo siamo fortunati perché possiamo mangiare tutti i giorni, e non soltanto “tortillas e frijoles” come la gente comune. Ci tuffiamo al caotico mercato di Dolores  a caccia di frutti esotici  che alleviano un po’ la sete che è sempre tanta in questi posti dal caldo umido opprimente. 

Anche Dolores come tutte le città e paesi, strade del Guatemala è invasa dalla propaganda elettorale in vista della tornata delle politiche e amministrative del 9 settembre. Anche le più umili dimore dei campesinos sono state imbiancate  o aggiustate in cambio di qualche voto e il simbolo del finanziatore è ben evidentemente riprodotto sulle facciate delle case. Ai muri perimetrali, ai recinti, alle auto, a qualsiasi superficie piana anche di montagna non è toccata miglior sorte e tutto  ha sapore di compra-vendita di voti. I più poveri fanno la fila davanti agli improvvisati sportelli dei candidati per chiedere qualche metro di lamiera, qualche maglietta o qualcosa per i figli, in cambio del loro voto. E’ un mercato vero e proprio per questo si sa già chi avrà la possibilità di vincere le elezioni. 

 

Al ritorno di P. Ottavio dalla capitale apprendiamo del recente assassinio di uno dei suoi più fidati collaboratori dell’aldea (villaggio) di “Las Brisas”. Anche questa è ormai una squallida prassi: le persone più impegnate a livello di promozione umana e sociale vengono progressivamente eliminate. Saliamo sul PK della Parrocchia e andiamo nell’Aldea a celebrare il 9° giorno della Morte di don Rafael con S.Messa e agape assieme ai familiari e a tutta la comunità. Sulla croce di cemento che verrà posta sulla tomba è ormai impressa indelebilmente  da mano ignota la scritta “Faleciò martyr” (morto martire). La famiglia al completo si riunisce col parroco e assieme decidono di denunciare gli assassini ma pagando il caro prezzo del trasferimento in altra città o nazione per non incorrere nella rappresaglia. E così  lo stesso giorno della denuncia, il 2 luglio, la famiglia al completo, prima di nascondersi,  va ,assieme al p. Ottavio e  ai rappresentanti dei diritti umani del Vicariato  a Poptun dall’autorità giudiziaria per denunciare i noti assassini. Come sempre si suppone che la cosa cadrà nel vuoto poiché la legge di questo  stato è l’impunità totale e per questo nessuno avrà mai il coraggio di andare a testimoniare contro persone senza scrupoli.

 

Ma non volendo rassegnarsi allo stato delle cose, e per dare alle autorità un segnale forte della giusta direzione da imboccare, qualcuno della comunità ha il coraggio di andare contro corrente pagando di persona. Il buon giorno si vede dal mattino!! Dice il proverbio. In realtà la nostra permanenza a Dolores ,è stata contrassegnata oltre che dai soliti ossessivi sottofondi musicali di saloon comunitari e dei templi protestanti,da numerosi episodi di violenza nella forma del linciaggio, in tutto il territorio. A Dolores hanno lapidato tre persone una delle quali è poi morta. Si trattava in realtà di un “Coyote” un procacciatore di affari sporchi come immigrazione clandestina, prostituzione, spaccio droghe, ecc. Bastava che qualcuno gridasse al ladro, al ladro (ovviamente si parla di ladri di bambini per adozione o traffico di organi) che subito si metteva in moto il macabro meccanismo del linciaggio –con benzina, armi, pietre -.  In questo modo sono state uccise varie persone che non c’entravano un gran che con questo fenomeno, purtroppo reale e diffuso anche in seguito alla miseria diffusa. Il coraggio di una donna di Esmeralda che è fuggita dalla finestra con i bimbi è riuscito a sventare un furto reale.

 

I parroci di Poptun, S. Elena, Dolores sono dovuti intervenire nelle aldeas per mettere di mezzo le autorità competenti (polizia, commissione vicariale dei diritti umani) e a fatica sono riusciti a salvare qualche malcapitato o comunque a ristabilire la calma.. ovviamente in questi posti è azzardato parlare di legalità. Ci sono stati scontri tra polizia e popolazione con la presenza dei “Mareros” , un’altra malfamata categoria di assassini sempre pronti a generare sommosse e a sparare. Qualcuno ha detto che sono pagati  per fini politici... L’altra categoria di delinquenti in piena attività sono i “Mendoza” al soldo cioè di questa famiglia di trafficanti di droga del cartello messicano che ha in mano appalti plurimiliardari  e capitali immensi. Anche questi si macchiano ogni giorno di delitti ai danni di chiunque possa intralciare i loro loschi traffici. In cambio della connivenza sono anche disponibili a compiere qualche gesto benevolo in favore della cittadinanza. Infatti pare che le nuove autostrade siano state finanziate da loro soprattutto ai fini di un traffico di cocaina “più scorrevole”.

 

Altro fenomeno triste e deprimente da noi notato è l’aumento dei luoghi di culto di queste sette cristiane di stampo pentecostale sempre a urlare il loro grazie al cielo per tutte le cose belle che accadono (!!!) e a delegare prontamente la soluzione di ogni problema a Colui che sa e  può tutto.  Non si poteva non cogliere in questa espressione religiosa tutta la carica perversa e alienante della deresponsabilizzazione totale delle persone al servizio dello “status quo” politico. Qualcuno, girando per il paese ha detto sconsolato: “Qui ci vorrebbero meno chiese e più fabbriche”. Del resto è quello che sempre ci ripete Mons. Raul Vera Gomez, nostro amico di sempre, nei suoi interventi illuminanti a proposito delle pianificate campagne statunitensi per la frantumazione del tessuto sociale cattolico centro-sud americano, dopo il manifesto di Puebla. 

 

Su questo oscuro sfondo emerge assai chiaramente il valore di quanto si sta facendo nella nostra missione e dintorni per andare decisamente, vangelo alla mano, nella direzione di una vera e completa promozione umana e sociale di queste popolazioni: I vari progetti: Centro Poliformativo per gli operatori , Collegio S. Martino de Porres per la formazione tecnica e professionale dei giovani, promozione della donna, assegnazione della terra, promozione della salute, degli allevamenti ( e tra questi ora le “vacche da latte” , per l’alimentazione più razionale dei bambini e la produzione di latticini che siamo venuti a promuovere con un finanziamenti che dovranno raggiungere gli 85.000 USD), assieme all’opera infaticabile in favore dell’infanzia abbandonata, denutrita, sfruttata  e ammalata da parte delle suore domenicane di San Sisto in S. Elena, Poptun, Capitale , sono veramente una risposta indilazionabile ai veri e profondi bisogni della gente.

 

Le suore mi raccontano che le famiglie sono talmente povere da non potersi nemmeno permettere l’acquisto di una piccola bara bianca per i loro bambini morti e anche qui la missione deve supplire con acquisti all’ingrosso  alla capitale.  Con la coscienza di essere piccola goccia  in questo “mare magnum” siamo ripartiti per l’Italia con un nodo alla gola il 19 luglio. Nel cuore di tutti una convinzione forte: il nostro sostegno convinto e fattivo di amici, volontari, benefattori, di questa splendida opera è certamente piccola cosa ma senza di noi probabilmente questa luce nelle tenebre si spegnerebbe e con essa la speranza e la fiducia di tante umili persone che ora credono e lottano per un futuro migliore . Non è forse stato scritto che “un piccolo seme può diventare un grande albero”? Noi ci crediamo!

 

p. Angelo Belloni

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